Le bostoniane

di Henry James

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“Non c’era niente di debole in Miss Olive: era una donna combattiva, e lo avrebbe combattuto fino alla morte”

“Ci sono un sacco di bellimbusti che sarebbero ben contenti di tapparti la bocca con un bacio! Se mai tu dovessi essere pericolosa per il loro egoismo, per i loro diritti acquisiti, per la loro immoralità – e io prego ogni giorno, mia cara amica, che tu possa esserlo! –, sarà una gran bella cosa per chiunque di loro convincerti che ti ama. E allora vedresti quello che lui farà di te, e fino a che punto l’amore lo porterà!” Con queste ardenti parole Olive Chancellor si rivolge a Verena Tarrant, l’affascinante giovane donna che spera di coinvolgere nelle attività di sostegno alla causa dell’emancipazione femminile, a cui ella stessa è già votata. E il più pericoloso tra i bellimbusti da cui Olive cerca di mettere in guardia l’amica altri non è se non Basil Ransom, cugino della stessa Miss Chancellor, giunto in visita a Boston dal Mississippi e immediatamente catturato dalla bellezza di Verena – che spera di conquistare per poi rieducarla e riportarla a più miti e conservatori consigli. Non ci vorrà molto perché le opposte mire dei due cugini – e le relative inconciliabili visioni del mondo e della società – entrino in conflitto, dando il via a una battaglia senza quartiere per il dominio sull’anima e sul corpo di Verena.
Pubblicato nel 1886 e da James stesso definito “l’opera di narrativa migliore che abbia mai scritto”, Le bostoniane ritrae una società in bilico tra antichi valori e spinte progressiste e – con la sua attenzione alla condizione femminile e la spietata analisi del sistema dei mezzi di comunicazione – rimane ancora oggi un romanzo di incredibile e immediata modernità.

 

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