Gregory Rosboff va alla ricerca della verità sulla propria famiglia e sulle proprie origini, partendo dalle campagne del Wisconsin, per finire in mezzo a un complotto per rovesciare − proprio nel senso di capovolgere − lo zar di Russia. Intanto, attorno a lui continua a spuntare un misterioso libro, letto da tutti nelle situazioni più inadeguate (ad esempio nel pieno di una battaglia), che narra di un tal Max Middlestone e del suo gigantesco cane…
Le entusiasmanti avventure di Max Middlestone e del suo cane alto trecento metri è un continuo rimpallo fra testi, sceneggiatura e disegni. A sinistra, le pagine di sceneggiatura e, a destra, le relative tavole disegnate.
Da una parte le vicende di una storia che vuole diventare avventura e melodramma, dall’altra il disegno arguto e urticante che la ribalta, la travisa, la mette in burla. Tito Faraci e Sio si dividono la scena e fanno sentire il divario beffardo tra le puntigliose richieste del testo scritto e le scorciatoie maldestre delle vignette. Ma una storia c’è, eccome, e allora che fine fanno i personaggi in scena? E poi c’è davvero una fine che si possa dire fine? Tra assurdo e paradosso, la garanzia dello spasso.
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