«Ai turbamenti della memoria sono legate le intermittenze del cuore...»: una citazione proustiana ricorre nel titolo che Eugenio Borgna ha scelto per il suo nuovo libro.
Le intermittenze del cuore - così appunto si chiama - è l´esatto contrario di un viaggio in un vagone piombato, com´è in genere la lettura di un saggio scritto da uno psichiatra. Scorrendo le pagine scritte da Borgna, si spazia ariosamente nell´universo della grande letteratura e molto meno in quello delle conoscenze mediche, nel catalogo delle emozioni piuttosto che in un grigio elenco di sintomi.
Non si rintracciano i soliti resoconti di casi clinici anonimi e noiosissimi, solitamente descritti con totale assenza di pathos e strumenti linguistici piuttosto poveri. Qui il dolore di vivere assume volti indimenticabili: è attraverso l´epilessia di Dostoevskij, la malinconia di Antonia Pozzi, le angosce psicotiche di Sylvia Plath, è attraverso i loro scritti che cogliamo gli abissi a volte terrificanti della vita psichica. Ma anche la sua ricchezza straordinaria, se è vero - per dirla questa volta con Thomas Mann (a lungo citato da Borgna) - che «la più alta vitalità può avere i tratti di una terrea malattia».
Settantenne coltissimo ma con il cuore palpitante di un puer eterno, Borgna ci ha piacevolmente abituati a queste sue singolari operazioni, restituendo il senso del dolore mentale in una forma destinata ad affascinare - assai più dei suoi colleghi - chi ama leggere un saggio in cui l´analisi rigorosa degli argomenti non si coniughi necessariamente con l´aridità del pensiero. I temi dei suoi libri sono uguali e diversi - le penombre della malinconia, le angosce della condizione psicotica, le ferite dell´ansia - ma è la scrittura ostile al grigiore insopportabile dei tecnicismi e sempre apertamente metaforica a renderli un´opera unica seppure aperta. La forza di Borgna è di avere ormai un suo stile inconfondibile, denso e limpido, il suo modo personalissimo di raccontare la vita interiore, quei paesaggi misteriosi e invisibili dell´anima dove si nascondono le emozioni più inesprimibili e il senso più profondo dell´essere al mondo.
Le intermittenze del cuore è anche un libro molto "forte" che radicalizza la denuncia di Borgna - già in prima fila a Novara nella lotta antimanicomiale - nei confronti di una psichiatria che sta rischiando una grossolana deriva neuroscientifica e psicofarmacologica smarrendo progressivamente le sue radici umanistiche, perdendo di vista le sue stesse ragioni etiche. Borgna sa bene di essere "contro" a una tendenza sempre più diffusa che cancella il valore dell´ascolto e del dialogo sganciando la malattia da ogni valutazione dei suoi aspetti soggettivi (psicologici e fenomenologici). E scrive, con una certa indignazione: «Il trend dominante è, in psichiatria, questo; e non resterebbe se non adattarsi, o uscire dalla modernità: dal corso della storia. Ma anche le minoranze sono portatrici di valori e di conoscenze che sfidano le convenzioni e gli idoli delle maggioranze».
Puro idealismo, vaniloquio estraneo al pragmatismo frettoloso che segna la contemporaneità? Sarà, ma - anche a rischio di essere un po´ retorici - la posta in gioco sembra essere la dignità degli esseri umani, il rispetto o il disprezzo per chi soffre. Non è una cosetta da niente. Vale la pena parlarne con Borgna, libero docente di Clinica delle malattie nervose all´università di Milano, dove ci diamo appuntamento per questa intervista.