Nel giugno del 1940 l’esercito italiano attacca la Francia sul confine alpino: i francesi sono già prostrati dalla disfatta appena subita a opera dei tedeschi, ma i fanti italiani avanzano con enorme fatica e l’equipaggiamento inadatto miete più vittime, per assideramento, delle pallottole nemiche. ‟Alla prova della montagna il fascismo era già finito,” scrive Bocca.
Bocca ha girato il mondo e all’Italia ha dedicato i suoi più recenti e appassionati libri: qui ritorna alla ‟patria alpina”, alla provincia incastonata tra le montagne da cui proviene e che diventa in Le mie montagne il crogiuolo in cui si mettono alla prova gli uomini e le idee.
Dalla grande schiatta piemontese dei maestri di antifascismo – i Gobetti, i Galimberti, gli Einaudi, i Bianco – al rapporto con i valligiani nella Guerra di Liberazione, alla scoperta dell’eredità occitanica tra Piemonte e Francia, dalla provincia eterna che produce buoni alimenti ma è politicamente sempre rivolta al passato, fino alle montagne amatissime in cui ha passato la sua giovinezza di forte sciatore e che sono ora anch’esse vittime dell’industrializzazione, trasformate in palestre meccanizzate per il tempo libero.