Decidere chi comanda è sempre stato difficile. In democrazia, in tirannide e anche in oligarchia, come ci hanno insegnato Socrate, Platone e Aristotele. Ma forse è ancora più difficile decidere chi è il successore del Capo. Perché il Capo uscente vuole restare il più a lungo possibile o comunque influenzare in qualche modo la scelta di chi verrà dopo.
Ogni successione è diversa, eppure tutte hanno una cosa in comune: sono al tempo stesso l’ultimo atto di una manifestazione del potere e il momento originario di quella nuova. Fra l’una e l’altra può cambiare tutto: può avvenire la transizione dalla monarchia alla repubblica, per esempio. Può crollare una dittatura, si possono nominare contemporaneamente tre papi o quattro imperatori. Le vicende della successione dei capi svelano snodi enigmatici e spesso poco visibili non solo delle istituzioni, ma anche della storia. Vista da qui, la politica si mostra nella sua dimensione più autentica, fatta di decisioni prese nel pieno di una guerra o nei palazzi, scelte fatali che ribaltano il corso degli eventi. Si vedono i corpi e gli istinti che impongono la loro forma alle istituzioni governando così la direzione di un’epoca.
Un grande libro sul potere che, da Diocleziano a Mussolini, da Roosevelt a De Nicola, da Elisabetta I a Benedetto xvi, fino all’elezione del presidente della Repubblica in Italia, racconta le trame e i meccanismi che determinano la successione del Capo.
Come avviene la successione tra un re e un presidente eletto? Quanto può e deve durare in carica il Capo? Nell’anno dell’elezione del presidente della Repubblica, un costituzionalista racconta le logiche ancestrali e sotterranee che dall’antichità a oggi governano la successione del Capo.