L'Epistola ai Romani più che un acuto commento all'omonima epistola di san Paolo è un'originale analisi e riflessione sul pensiero paolino, che porta a una nuova formulazione della filosofia cristiana. Tradotto e curato dall'autorevole studioso e teologo protestante Giovanni Miegge, questo libro apparve per la prima volta a Berna nel 1919 e suscitò vivissimo interesse e violente polemiche. Barth lo ripubblicò, completamente rifatto, nel 1922. Fondato su una profonda conoscenza della teologia cristiana, su un costante atteggiamento di responsabilità nei confronti della "polis", e sulla rielaborazione di correnti di pensiero quali il platonismo, lo gnosticismo e il calvinismo, L'Epistola ai Romani lanciava una sfida radicale al razionalismo biblico e al positivismo ottocentesco. A molti sembrò un'opera scandalosamente provocatoria, ma la coscienza moderna, ridestata dall'esistenzialismo di Kierkegaard e Jaspers a una visione più drammatica della situazione umana, ha trovato in queste pagine una nuova vigorosa interpretazione della religione e della missione etica del cristiano.