“Una riflessione profonda e commovente su cosa sia la libertà.” The New Statesman
Anni ottanta, Albania. Lea è una bambina e la sua vita è scandita dalle promesse del socialismo di stato. Forse Lea sa che esiste la Coca-Cola solo perché nel mercato nero girano alcune lattine vuote, ma crescerà al sicuro tra compagni entusiasti, in un futuro preordinato. Ogni certezza crolla il giorno in cui Lea si ritrova aggrappata a una statua di pietra di Stalin, appena decapitata durante le proteste degli studenti: il mondo attorno a lei inizia a crollare. Con una nonna intellettuale, un padre che crede nei movimenti sociali del Sessantotto e una madre thatcheriana ultraliberista, Lea Ypi attraversa questi tempi di rivoluzioni con un’educazione politica unica e ricchissima. La sua è una storia di faticosa liberazione dalle menzogne: quelle del regime comunista, quelle che la sua famiglia le racconta per proteggerla, quella che si svela con il crollo del regime. La promessa di libertà dalla tirannia segna infatti l’inizio di un conflitto sanguinario. Se il progetto di costruzione di una società giusta è degenerato nella dittatura, ma la fine della dittatura non corrisponde a una vera liberazione, la libertà come si conquista?
Un memoir intenso su una parte di storia spesso solo sfiorata, ma anche una rivelazione letteraria. Con la sua scrittura delicata, intima e rafinatissima, Lea Ypi trasforma il racconto della sua vita nella nostra storia.