Mario è un uomo svuotato, malinconico, deluso. Ha creduto con passione di cambiare il mondo e, dopo quasi dieci anni, non si è ancora del tutto rassegnato al crollo degli ideali in cui ha creduto e alla resa di quanti, come lui, avevano coltivato una fede politica forte e in qualche modo definitiva. Soprattutto non riesce a capacitarsi che nessuno condivida la sua ossessione: Che cos’è stato il comunismo? Perché nessuno di quelli che ci avevano creduto ci fa veramente i conti? Quale era l’illusione covata dentro i fallimenti storici? Dentro i morti. Dentro i silenzi. Oltre il muro ormai crollato. L’incontro occasionale con Sonja, una giovane pianista russa che vive con l’altera nonna e la figlia di pochi anni, lo risucchia in una storia tragica e misteriosa che di donna in donna risale verso il tassello mancante, verso quel buio di domande senza risposta che è diventato il suo tormento. Mario si mette sulle tracce della madre di Sonja, prima a Budapest e poi in una sperduta cittadina dell’ex Unione Sovietica.
‟Non immagino nessuno che possa leggere queste righe, le affido a una donna che domani uscirà, le cucirà nell’orlo della gonna. Se andranno a finire in un tombino e l’inchiostro si scioglierà all’acqua e alla neve, le mie parole, in ogni caso, non andranno perdute. Esiste già chi le pensa” ‟Non immagino nessuno che possa leggere queste righe, le affido a una donna che domani uscirà, le cucirà nell’orlo della gonna. Se andranno a finire in un tombino e l’inchiostro si scioglierà all’acqua e alla neve, le mie parole, in ogni caso, non andranno perdute. Esiste già chi le pensa”