Speciale: Abel. Il ritorno di Alessandro Baricco al romanzo
Un contributo originale di Baricco sulla nascita del libro, interventi di Alessandro Mari, video e molto altro. Uno speciale in progress dedicato ad Abel. Dopo oltre 8 anni da...
“Appassionato, teso e doloroso.” Melania Mazzucco – La Repubblica
I libri hanno il potere di cambiare le vite. Bene lo sapevano gli scrittori russi Andrej Sinjavskij e Julij Daniel’, che sfidarono il regime sovietico con l’arma più potente e più temuta – la parola – pubblicando i loro libri in Occidente sotto pseudonimo. Insieme, a soli quattro giorni di distanza, furono arrestati dal Kgb dopo una lunga indagine e nel 1966 vennero giudicati in un processo scandaloso, con gli imputati che per la prima volta si rifiutarono di riconoscersi colpevoli. Per loro la condanna fu quasi identica, cinque e sette anni di carcere e lavoro forzato nel lager. Poi il vertice sovietico pensò di spezzare il filo di quell’amicizia intellettuale tanto profonda da reggere all‘oppressione, e tanto forte da tradursi in opposizione: aprì a Sinjavskij
la via dell’esilio, mentre Daniel’ restava confinato in patria, in una eterna partita a scacchi col potere. Il Kgb gli impedì di scrivere, obbligandolo a lavorare come traduttore, ma firmando con uno pseudonimo scelto dagli Organi di sicurezza. Sul suo nome calò l‘ombra, la sua identità venne occultata, la sua esistenza cancellata. Egli, però, continuamente, tra sé e sé ripeteva: Julij Markovič Daniel’, scrittore e traduttore, già condannato per attività antisovietiche, uscito dal gulag, residente a Kaluga, vivente a Mosca, via Novaja Pisanaja, ingresso 3, piano secondo, appartamento numero 52. La sua vita, le sue scelte, l‘affidamento totale alla letteratura lo confermavano intellettuale per sempre e dissidente in eterno.
Ezio Mauro, direttore della “Stampa” dal 1992 al 1996 e di “Repubblica” dal 1996 al 2016, ha scritto La felicità della democrazia (con Gustavo Zagrebelsky; Laterza, 2011), Babel (con Zygmunt …