Lo specchio e il santuario

Tre uomini - un naturalista, un missionario, uno scrittore - lasciano gli Stati Uniti poco dopo la metà dell'Ottocento per stabilirsi in Giappone. Si trovano immersi in una civiltà ignota, in un paese che era rimasto chiuso agli stranieri fino a pochi anni prima. Linguaggio, visi, rumori, odori, sapori: niente è loro familiare. Timore, diffidenza, ripugnanza li assalgono. Poi, a poco a poco, i loro sentimenti ostili si trasmutano misteriosamente in curiosità, in attrazione, in passione. Chi sono i barbari, finiscono per chiedersi: loro o noi? I tre uomini rimangono lunghi anni in Giappone, tornano in Giappone dopo molto tempo, pensano al Giappone con pungente nostalgia. Uno di loro, il più noto - Lafcadio Hearn - sposa una giapponese. Il naturalista Edward S. Morse lascia da parte gli insetti per studiare e collezionare ceramiche giapponesi. William Elliot Griffis, che si era proposto di diffondere la "silenziosa forza conquistatrice" del cristianesimo, finisce col fantasticare di una civiltà futura che dovrà armonizzare ciò che hanno di meglio gli Stati Uniti e il Giappone. Per tutti e tre il Giappone rimarrà alla fine una realtà sfuggente, un enigma irrisolto. In questo libro un tema spesso discusso in termini generali - l'incontro e il confronto tra culture - viene affrontato nella concretezza di tre esistenze individuali. E il senso del misterioso svolgersi di una vita (ciò che siamo soliti chiamare destino) viene audacemente strappato al romanzo, suo terreno d'elezione, e rivendicato alla storia. Rosenstone combina le tessere minutissime di una ricca, eterogenea documentazione servendosi di tecniche narrative liberamente ispirate ai romanzi del Novecento. Attraverso un sapiente montaggio ricostruisce il contesto in cui si muovono i personaggi, servendosi di procedimenti che possono, anzi vogliono essere discussi. Questo non è un libro che cerca il consenso di chi legge: è un libro che seduce, un libro che avvince, un libro che potrà anche irritare. Verrà letto e amato, c'è da scommetterlo, anche da chi non condivide le prospettive teoriche del suo autore. Carlo Ginzburg