Lo stesso mare
di Amos Oz
“Vorrei sapere che cosa sta pensando lei, il perché di quel sorriso enigmatico, da gatta sonnolenta e soddisfatta”
In tre stagioni si dipana l’intreccio di questa storia, fra le pagine di un romanzo che a tratti è poesia, in altri momenti epica, talvolta rievocazione. Vi sono un commercialista rimasto vedovo da poco, il figlio partito per il Tibet spinto dal desiderio di andare il più lontano possibile, la sua giovane fidanzata lasciata in Israele, forte e fragile al tempo stesso, una donna malata di ironica solitudine, una morta la cui vita affiora a poco a poco. E soprattutto lui, lo scrittore che, a un certo punto, entra nella storia e vi prende parte sia come “artefice” che come “spettatore”. C’è una cifra comune nelle storie individuali racchiuse nel libro ed è la distanza fra le anime, che acuisce i sentimenti invece di sopirli e li fa più forti e duraturi. Tutti i personaggi sono separati dal loro oggetto d’amore da una barriera più o meno tenace e reale, ma comunque invalicabile, sia essa il muro di una stanza, una lontananza remota, la morte o il fatto che l’amato sia l’immaginario personaggio di un racconto. Il romanzo è un singolare evento nella letteratura contemporanea: prosa e poesia si intrecciano nella narrazione, in uno stile assolutamente nuovo e in un continuo moltiplicarsi di echi. Ogni frase ha una carica forte di significati e regala ogni volta al lettore la prova di un altissimo talento.
Amos Oz
Amos Oz (1939-2018), scrittore israeliano, tra le voci più importanti della letteratura mondiale, ha scritto romanzi, saggi e libri per bambini e ha insegnato Letteratura all’Università Ben Gurion del Negev. …