Ombre. Le ombre dei cerri sull’Appennino tosco-romagnolo. L’ombra della Linea Gotica. Le ombre che coprono gli spostamenti dei partigiani, nascosti nei boschi e pronti a sferrare l’attacco definitivo contro gli occupanti. Sono i giorni decisivi che seguono l’otto settembre ’43. L’Italia è un paese allo sbando. Si combatte per mettere fine a un conflitto. E si combatte casa per casa, paese per paese. I destini di molti si incrociano. Il romanzo fa perno intorno alla vicenda di Solidea e Rinaldo e al loro amore. Che è appena cominciato quando lui entra nelle fila partigiane, e lei deve difendersi dall’ingiuria della violenza: catturata dai fascisti, per salvarsi la vita, Solidea diventa l’amante di un ufficiale tedesco. La storia di Solidea e Rinaldo, destinata a drammatici sviluppi, si incrocia con quella di altre coppie (Passatore, capo partigiano, e la sua impavida compagna Zoraide, la timida Ortensia e il soldato russo Sergej) e con quella di Don Alvaro messo di fronte a una drastica decisione per poter salvare i ragazzi dell’orfanotrofio dalla vendetta e dalla rabbia della guerra. I personaggi si moltiplicano su una scena apparentemente circoscritta che, come nei poemi antichi, diventa il mondo e finisce con il contenere tutte le storie che il mondo produce quando è ferito dalla guerra. E sono storie di rappresaglie, di sacrifici, di spie, di coraggio e di tradimenti, storie dove di volta in volta spiccano il sangue (che macchia – anche simbolicamente – il verde dei campi), la pietà dei vinti e la rabbia che nutre il sogno di un nuovo paese libero. E infatti L’ombra del cerro è soprattutto una storia di speranza. La speranza di un futuro migliore, di un paese in cui le generazioni che verranno potranno ricostruire liberamente e in pace.
Con il tono epico-lirico del suo Kuraj, Silvia Di Natale, è abilissima nel cucire le storie che si accavallano contro il fondale documentatissimo della guerra partigiana. E sono soprattutto storie di donne, donne capaci di combattere, di tenere le fila del proprio destino, di fare i conti con la storia e di cambiarla.