La Lunigiana alla fine degli anni sessanta. La durezza della vita operaia, l'orrore dell'emigrazione e insieme le ruvide e delicate volute dell'infanzia, l'ironia del tempo che matura e scarta l'invadenza del reale. Sullo sfondo la musica di Puccini che, da un vecchio disco, avvolge in una luce di poesia il piccolo Màuri e la magica Meri, vergine, madre, zingara, amante.
L'eco della memoria, che risuona fin dal titolo con quell'iterazione diminutiva e dolcissima, evoca gli eventi di una straniata educazione sentimentale, calamitando il battito d'ala del dialetto e un brulicante gioco di prestiti colti, citazioni, inserti. Il risultato - di limpidissima affabilità - è un impasto lirico, un narrare ispirato, una tonalità epica di canto che fanno della scrittura di Maurizio Maggiani una delle scoperte più straordinarie della narrativa italiana contemporanea.