“Avere dei genitori come i miei fu l’inizio della mia fortuna. Tuttavia, pur essendo loro figlio, ero anche un loro collega”
Figlio di attori di vaudeville, Joseph Francis Keaton, detto Buster, fece il suo esordio ufficiale a quattro anni, nel 1899. “Una delle prime cose che notai fu che ogni volta che sorridevo o facevo capire al pubblico che mi divertivo, loro sembravano ridere meno”. Impara presto a fingersi “infelice, umiliato, perseguitato, tormentato, vessato, stupito e confuso”. Ma ci tiene a chiarire di essersi “sempre considerato un uomo favolosamente fortunato… Ho avuto ben pochi momenti di noia, e non troppi momenti tristi e sfiduciati”. Le memorie a rotta di collo sono divertenti, scoppiettanti, fanno rivivere il sapore della Hollywood degli anni Venti, e non solo. “A volte mi chiedo se il mondo sembrerà ancora un posto così eccitante e spensierato come sembrò a noi a Hollywood all’inizio degli anni Venti. Eravamo tutti giovani, l’aria della California sembrava vino”. E a complemento ci sono le cadute rovinose, i matrimoni falliti, le risalite, l’amore del pubblico, la precisa consapevolezza dei meccanismi più delicati della comicità. Toccanti e dolorose le sue ultime apparizioni, come quella straziante in Viale del tramonto di Billy Wilder. Collaborò con Beckett in Francia, e anche con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in Italia. La sua consacrazione avvenne postuma, collocandolo finalmente tra i grandissimi del cinema di ogni tempo.