Le magnifiche donne ribelli del Messico degli anni venti e trenta rivivono qui in tutto il loro fascino nelle parole di Pino Cacucci e nelle tavole di Stefano Delli Veneri. Negli anni settanta, davanti al sontuoso Palacio de Bellas Artes a Città del Messico, una donna anziana vende ai turisti per pochi pesos vecchie foto: sono nudi di donna... Un giovane poeta la riconosce dagli occhi, di un colore e una luminosità irripetibile: è Nahui Olin.
Inizia così, attraverso le parole di Nahui, ormai vecchia e dimenticata, il racconto di un’epoca di straordinaria creatività culturale, in cui furono le donne a essere protagoniste della vera rivoluzione: la stessa parola “femminismo” nasce in Messico in quel periodo, quando si formano le prime Ligas Feministas. E quando alcune donne escandalosas – nella doppia accezione di “scandalose” ed “eclatanti” – occupano un posto di rilievo nella vita culturale del paese: Antonieta Rivas Mercado, che getta le fondamenta del teatro moderno messicano; Nellie Campobello, fondatrice del Balletto nazionale; Frida Kahlo, la più giovane tra loro, destinata a diventare la stella più luminosa di quel firmamento; Chavela Vargas, cantante simbolo della mexicanidad; Elvia Carrillo Puerto, prima deputata al parlamento quando ancora le donne non hanno il diritto di voto; e Tina Modotti, la fotografa italiana, amica di alcune di loro, che proprio nella capitale messicana realizza scatti entrati nella storia mondiale della fotografia. E poi Carmen Mondragón, che cambia il suo nome in Nahui Olin, pittrice, poetessa, scrittrice, pianista, nonché musa e modella di molti artisti, donna di rara bellezza e dal temperamento indomito.
“Non ricordateci tristi: ci siamo divertite, nei nostri giorni luminosi. Abbiamo appassionatamente preso a morsi la vita.”