Uno dopo l’altro, cinque personaggi prendono la parola per raccontare le proprie vicende, che spaziando in epoche diverse e intrecciandosi offrono un lucido spaccato della storia politica ed economica del Giappone dal dopoguerra in poi. La logica del lavoro e il ferreo rispetto delle regole condizionano la vita privata e sentimentale: c’è chi lo accetta in nome della rinascita del paese, chi finisce per morirne e chi preferisce prenderne le distanze, a caro prezzo. La posizione sociale pesa sulle scelte personali e stabilisce le sorti degli individui attraverso matrimoni combinati, trasferimenti improvvisi sul lavoro, in una lotta tra l’affermazione della libertà e l’accettazione passiva. Sullo sfondo, misteriosi segreti – sull’epoca delle deportazioni in Siberia, su sconvenienti scelte sessuali, su dolorosi suicidi – determinano i rapporti umani. Sovrano regna l’amore nella sua complessità: l’amore di coppia, sacrificato o portato al sommo compimento, l’amore fra genitori e figli, l’amore per una cultura e per delle tradizioni che affondano le radici in un passato remoto. Il lettore viene così condotto nel cuore del paese, anticamente chiamato Yamato, e scopre la cerimonia del tè, gli haiku, le canzoni arcaiche, un sistema scolastico rigoroso con i suoi juku e i suoi teijisei.
Dopo Il peso dei segreti, anche in questa nuova pentalogia Aki Shimazaki crea personaggi che si imprimono nel cuore e nella memoria, e fa vivere sulla pagina sentimenti profondi e contraddittori con una scrittura asciutta e priva di sentimentalismi, fotografica nell’essenziale evocazione di fiori e piante dal valore simbolico, del cielo e della natura, presenze immancabili e totemiche nelle sue storie. E con un tributo all’amore, inatteso e sorprendente nella sua totalizzante bellezza, si chiude Nel cuore di Yamato.
“Guardo la finestra, come se fossi in un sogno. Grossi fiocchi di neve volteggiano nel vento. Sembra un turbinio di petali. In Giappone fra non molto arriverà la stagione dei ciliegi.”
“È forse il romanzo più sconvolgente dell’anno, e le sue pagine finali sono fra le più commoventi che abbiamo letto nell’ultimo periodo.” La Presse
“Una lezione di stile sulla lontananza.” Giorgio Amitrano, Il Corriere della Sera
“Questo libro è come una sirena.” Elena Stancanelli, D di Repubblica