Per regolare i conflitti tutte le società, comunque siano organizzate, sono obbligate a distinguere tra gruppi (con opinioni e interessi divergenti) e procedure istituzionali e giuridiche. La regolamentazione tende, nel migliore dei casi, alla ricerca di un'utopica unanimità di valori morali universali e, nel peggiore, alla riduzione al silenzio di una delle parti. Ma la natura umana non si lascia facilmente imbrigliare dalle regole. La giustizia dovrebbe essere un mezzo per consentire la coesistenza nella società civile di ruoli e funzioni sociali diversi, con obblighi e virtù particolari, senza che si cerchi a tutti i costi la sostanziale armonia e senza l'artificiosa ricerca del terreno comune. Sul filo di questo ragionamento, Hampshire propone una tesi provocatoria: la giustizia e la democrazia non si nutrono soltanto di mediazione, ma di una continua tensione generata dal confronto e dal conflitto. Accettando questa consapevolezza è possibile aprire la strada a compromessi temporanei tra visioni incompatibili di una migliore maniera di vivere.