Notturno pendolare

Un racconto per Paolo Borsellino

di Diego De Silva

Antonia non ha paura della città di notte. Anzi: senza paura di notte, la città non è una città. Così le capita di girare nel buio per le strade di Napoli, le sere in cui si rigira nel letto e più simula il sonno, più quello s’indispettisce e si nega. Ed è così che una di quelle notti si ritrova a seguire un’ombra che ha colto il suo sguardo per la strada, su fino ai Quartieri, dentro l’appartamento sconosciuto di Patrick, che invita in casa estranee in trench e pigiama, offre tiramisù senza pensarci due volte, e passeggia solo dove non ci sono telecamere.

 

Un filo resistente lega questo racconto agli altri sei scritti appositamente per il progetto L’agenda ritrovata: un’agenda rossa, che intende ricordare quella appartenuta a Paolo Borsellino – che conteneva appunti, nomi e forse rivelazioni sulla strage di Capaci, scomparsa immediatamente dopo l’attentato mafioso del 19 luglio 1992 e mai più riapparsa.

L’agenda ritrovata non sono solo sette racconti, non è solo un libro. È una ciclostaffetta che tocca le sette regioni narrate nei sette racconti, sono degli eventi, per ricordare Paolo Borsellino a venticinque anni dalla strage di via D’Amelio. In un viaggio da Nord a Sud rappresentato dai racconti – Helena Janeczek (Lombardia), Carlo Lucarelli (Emilia-Romagna), Vanni Santoni (Toscana), Alessandro Leogrande (Lazio), Diego De Silva (Campania), Gioacchino Criaco (Calabria) ed Evelina Santangelo (Sicilia) –, come dalle tappe della staffetta. “Un passaggio di testimone”, scrive Gianni Biondillo ricordando com’è nato il libro, “per raccontare non tanto dov’eravamo alla morte dei due magistrati, ma dove forse siamo stati in questi anni, tutti noi: chi silente, chi indifferente, chi deluso, chi vigliacco, chi sempre e comunque, ostinatamente contrario, in prima fila”.

Scopri di più su: bit.ly/ProgettoAgenda

 

Tratto da L’agenda ritrovata. Sette racconti per Paolo Borsellino, pubblicato da Feltrinelli. Numero di caratteri: 51.060

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100 scuole per Alessandro Leogrande

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