“Il fallimento della felicità procede liscio, e ci ha piegati. La felicità è diventata una pretesa assurda”
“Sono convocata. Giovedì alle dieci in punto.” Una giovane donna senza nome, in una città rumena, un appuntamento obbligato e temuto con i servizi segreti del regime di Nicolae Ceaușescu. Durante il tragitto in tram per presentarsi all’interrogatorio, immagini e figure della vita attraversano la sua mente: l’infanzia in una cittadina di provincia e il desiderio semierotico da lei provato per il padre, il primo matrimonio con un uomo che “non era capace di picchiarmi e perciò si disprezzava”, i racconti strazianti del nonno sulla deportazione. E poi la giovane amica Lilli, uccisa da una sentinella alla frontiera con l’Ungheria mentre tentava di fuggire dal paese; e Paul, le sue giornate e le sue notti trascorse fin troppo spesso nell’alcol, ma anche i momenti di felicità vissuti insieme a lui, come bagliori fuggevolmente accesi. Tutto si affaccia alla memoria e si intreccia al presente, agli interrogatori e alle vessazioni, all’angoscia quotidiana e agli stratagemmi con cui il pensiero cerca tenacemente di non soccombere. Un romanzo di grande forza evocativa, un’esplorazione toccante e magistrale su come la dittatura arrivi a impadronirsi di ogni fibra dell’animo umano. L’aspra potenza evocativa delle parole che sa trasformarsi in poesia e bellezza in una delle prove più importanti dell’autrice premio Nobel per la letteratura 2009.