Maslow esce con due bottiglie di birra e si siede accanto a me. Per un po’ restiamo in silenzio a bere birra con gli occhi al cielo. ‟Tu credi che lassù, da qualche parte, ci sia vita?” mi chiede Maslow a un certo punto. ‟Non credo che ci sia vita neppure quaggiù,” dico. Maslow sospira. ‟Devo ancora rivelarti il resto del mio piano.”
‟Si sente l’esperienza di Lappert nella sceneggiatura: grazie a uno stile cinematografico e a descrizioni concise, con poche frasi rende concreti e vivi agli occhi del lettore il paesucolo di provincia e gli strambi personaggi che lo popolano... E la malinconia lascia spazio alla speranza, come in ogni blues che si rispetti.”
Der Spiegel
‟Rolf Lappert descrive uno scenario ai confini del mondo abitato, nel pieno dell’estate, con uno stile scarno e asciutto[...]. Riusciamo a vedere e a sentire il calore tremolante, l’aria polverosa sulle strade raramente battute e i campi ingialliti[...]. L’autore riesce sempre a tenere la storia in sospeso tra il dolore e l’umorismo nero, tra la malinconia e improvvisi barlumi di speranza. E a dare a tutti i suoi personaggi quello di cui hanno bisogno: un futuro[...]. Pampa Blues è in un certo qual modo un romanzo utopico. Utopia è una parola greca antica che significa non-luogo’. E se scomponiamo il nome del villaggio, Wingroden, e ne riordiniamo le lettere otteniamo Nirgendwo, in nessun luogo’.”
Die Zeit