"Qui si parla di una città che si è chiamata nel tempo sia Pietroburgo
che Pietrogrado che Leningrado che San Pietroburgo, e che qualcuno pensa si sia
chiamata anche Stalingrado, e poi magari anche Chrus
čevgrado, e Breznevgrado,
e Andropovgrado, Černenkogrado e così via fino a Putingrado, ma chissà se
è vero.
Si parla di due ragazzi che c’erano arrivati nel millenovecentododici per
studiar matematica ma non gli interessava la matematica, gli interessava
diventar dei poeti e in pochi mesi avevan fatto su una raccolta di poesie che se
fosse uscita qualche settimana prima sarebbe stata rivoluzionaria e avrebbe
cambiato la poesia russa del Novecento e invece è uscita qualche settimana dopo
e loro alla fine hanno rinunciato alla poesia son diventati oscuri funzionari di
polizia oscuri pope di provincia la cui gloria maggiore dicon sia stata essere
entrati a volto coperto a casa di Majakovskij e avergli dato un fracco di
legnate, ma chissà se è vero.
E si parla del poeta Velimir Chlebnikov, che nel millenovecentoventidue scriveva
Per me è molto più piacevole / Guardare le stelle / Che firmare una condanna a
morte. / Per me è molto più piacevole / Ascoltare la voce dei fiori / Che
sussurrano È lui’ / Chinando la testolina / Quando attraverso il giardino,
/ Che vedere gli scuri fucili della guardia / Uccidere quelli / Che vogliono
uccidere me. / Ecco perché io non sarò mai, / E poi mai, / Un
governante."
Paolo Nori