Questo bellissimo saggio, scandito in forma di dialogo tra un sé che domanda
e un sé che risponde, parla, come recita il sottotitolo, di omosessualità,
letteratura e cose della vita. È una conversazione intensa e piana, mai
semplificatrice e triviale, intorno a domande ricorrenti sull’esistenza di
"scrittori gay" e di una "letteratura omosessuale", con l’obiettivo
primario di trovare risposte approfondite ma concrete e utilizzabili. E,
insieme, è un libro che vuole innescare una riflessione molto più ampia sul
rapporto tra omosessualità, tradizione culturale e realtà contemporanea, con l’attenzione
rivolta in particolare al contesto italiano. Si parla di scrittori e
letteratura, ma anche di impegno politico, di identità italiana, di movimento
no global e di altro ancora. La forma dialogante serve a portare alla luce
problemi, dubbi, resistenze, aporie. Perché non possiamo non dirci è un libro
che fa perno sull’omosessualità, ma è soprattutto un libro sulla letteratura
e su che cosa significa e comporta il mestiere di scrittore. È un libro che si
rivolge a lettori sia gay sia eterosessuali, prendendo sul serio i punti di
vista di entrambi.