“Un campanello d’allarme per lo stato di salute delle nostre democrazie.” Il Foglio
Negli ultimi anni sembra che la democrazia abbia preso una piega inquietante. Nei paesi in cui l’adesione di tutti i cittadini al sistema di valori che propone era considerata un’ovvietà, il consenso per i partiti di estrema destra e per i populismi non ha fatto che aumentare a ogni tornata elettorale, e la degenerazione del discorso politico è sopravvissuta alla fine della crisi economica. Ovunque la richiesta di costruire muri, di respingere i flussi migratori, di ripristinare misure protezionistiche e far prevalere i sentimenti nazionalistici è sempre più forte da parte dei cittadini. Il legame tra liberalismo e democrazia, spiega Yascha Mounk, non è più così indissolubile come credevamo. Siamo entrati in una nuova era politica, con la quale chi ancora crede nella sovranità del popolo in democrazia dovrà fare i conti. Mentre le istituzioni si riempiono di milionari e tecnocrati, i cittadini conservano i diritti civili e le libertà economiche, ma vengono esclusi dalla vita politica. D’altra parte, il successo di Putin in Russia, di Orbán in Ungheria, di Erdoğan in Turchia e di Kurz in Austria è il segno di una democrazia che si priva sempre più della capacità di garantire diritti ai propri cittadini e si trasforma in una tirannia della maggioranza.