I contributi di Husserl e di Heidegger da un lato e quelli di Jaspers dall'altro vengono in questo volume richiamati e ordinati per chiarire la posizione epistemologica della psicologia nella serie di quelle scienze il cui intento è la ‟comprensione” dell'uomo e non la ‟spiegazione” del suo comportamento. Questa differenza non consente un'innocua trasposizione a livello umano dei modelli concettuali e dei metodi che si sono rivelati idonei nelle scienze della natura, a meno di ridurre l'uomo a evento naturale come hanno fatto la psichiatria classica e la ‟teoria” psicoanalitica in contraddizione con la ‟prassi” terapeutica. Sostituendo il dualismo cartesiano con la visione fenomenologica che si rifà all'immediatezza del mondo della vita, la psicologia non dovrà più spiegare i misteriosi rapporti che intercorrono tra psiche e corporeità, ma descrivere le evidenti relazioni che intercorrono tra il corpo e il mondo e le produzioni di significato che queste relazioni esprimono. Per la psicologia fenomenologicamente fondata, infatti, sia il ‟sano” sia l'‟alienato” appartengono allo stesso mondo, anche se l'alienato vi appartiene con una struttura di modelli percettivi e comportamentali differenti, dove la differenza non ha più il significato della ‟dis-funzione” ma semplicemente quello della ‟funzione” di una certa strutturazione esistenziale, ossia di un certo modo di essere-nel-mondo e di progettare, nonostante tutto, il mondo.