Questo saggio, che si rivolge a tutti i lettori di romanzi, specialisti e non, si interroga sul fatto sorprendente che questi oggetti di carta stampata e di ‟sostanza immateriale” abbiano il potere di isolare per ore intere dalla vita reale persone d’ogni età e cultura con la sola forza – di che cosa? Delle parole: perché, osserva l’autore, un romanzo non è altro che un movimento di parole. In otto capitoli , nei quali il punto di vista assunto è alternativamente quello dello scrittore e quello del lettore, scopriamo come dal movimento di parole si generi il senso della profondità temporale e la visibilità romanzesca, tanto esterna o spaziale quanto interiore o psicologica; come si costruiscano le personalità dei personaggi e le loro voci nei dialoghi; come nasca e che cosa sia l’emozione letteraria; se e come sia possibile tradurre il movimento verbale romanzesco da una lingua all’altra; e infine se il romanziere abbia una moralità sua propria.