Quando il gioco si fa duro, è meglio essere in due a giocare! La strega Sofonisba Ruscufù, dopo aver rubato il posto di custode e protettrice a un angelo, si rende conto che, in certe situazioni, agire da soli è impossibile. Questa volta, il ragazzino da prendere in custodia, Giuseppe, non è un tenero e pauroso imbranato, ma un vero giovane criminale, che gira armato di coltello, scippa le vecchiette (ci prova anche, povero lui, con Sofonisba, rimettendoci le arcate dentarie) e tenta di arricchirsi con lo spaccio di droga. Di fronte a tale impegno, Sofonisba riabilita l’angelo, offrendogli un posto di vicecustode. I due sono una coppia formidabile, anche se bisticciano e starnazzano come galline per tutto il tempo: Sofonisba non ha certo perso il suo carattere rude e dispotico. Il povero angelo viene costretto ad affrontare un durissimo addestramento di tipo militare, per il quale non è affatto tagliato, durante il quale combina parecchi guai (non ultimo quello di distruggere per sbaglio una macchina della polizia). Nelle pause, l’angelo invece di riposarsi fa da domestico. Ricama, cucina, pulisce: Sofonisba non gli permette di rilassarsi guardando la televisione, di cui va pazzo, perché ha paura che si metta strane idee in testa, e che si ribelli alla tirannia streghesca. Quando il pessimo Giuseppe si mette in mente di rubare una partita di droga, Sofonisba e l’angelo si trovano davanti a un bel dilemma: come fare a proteggerlo senza però fargliela passare liscia? Decidono per un’azione brillante ed eroica, che però, trova un drammatico intoppo… di fronte al quale si dimostra che persino la scorbutica, acida e apparentemente spietata Sofonisba ha un cuore.