"È la storia di un uomo... la cui unica ambizione, ahimè irrealizzabile, è raggiungere le stelle non con un razzo ma con la propria arte." Nel 1960, a cinquantanove anni, quando suggella con queste parole intrise di amarezza la propria biografia, Fred Uhlman è ormai un pittore affermato, ma nel campo della scrittura la fama continua a eluderlo. Gli arriverà postuma con lo straordinario successo de L'amico ritrovato, divenuto in breve tempo un bestseller mondiale. È una delle ironie di una vita, dominata nel bene e nel male dal caso, il cui racconto, commosso, partecipato e ricco di episodi curiosi e divertenti, si legge come un romanzo. L'autore parla dell'inizio delle persecuzioni razziali e dell'emarginazione degli ebrei che precede l'Olocausto con il senso di stupore di chi non riesce a darsi ragione di un'enorme ingiustizia, di un vero e proprio tradimento. Solo pochi hanno il coraggio di tagliare le radici; e scegliere la via dell'esilio, tra, questi Uhlman che si rifugja a Parigi, poi in Spagna e infine in Inghilterra, la sua seconda patria. Qui il libro si conclude, come se Uhlman preferisse lasciare insondata la parte privata della sua vita per darci invece, soltanto il racconto di una vicenda umana e di esperienze condivise da tutti.