Antonio R. Martens, un agente della polizia segreta di uno stato sudamericano non meglio specificato, ha lasciato al suo difensore d’ufficio un manoscritto redatto poco prima di essere condannato alla pena di morte. Era stato agente durante gli anni della dittatura, entrando nell'Organizzazione, poco prima che scoppiasse il caso Salinas. Diaz e Rodriguez erano i suoi superiori. Nei pochi mesi di collaborazione aveva imparato da loro che la logica poteva essere stravolta tanto da far perdere qualsiasi punto di riferimento.
Il manoscritto ricostruisce gli eventi che portano alla morte di Enrique Salinas, figlio di uno dei più grandi imprenditori del paese. Enrique è un giovane che scalpita sotto il peso della dittatura, vuole dare un senso alla sua vita ed è determinato ad aderire alla resistenza. Una sera il padre, preoccupato, lo invita nel suo studio per parlare. Enrique, emotivamente e intellettualmente ancora molto giovane, esprime tutto il suo disappunto per la situazione e gli confessa il suo proposito. Il padre lo ascolta, lo provoca, lo contraddice, lo mette alla prova, infine ammette che tutto quel domandare e istigare gli serve solo per capire quanto si possa fidare del figlio: lui stesso infatti è a capo di un gruppo di resistenza. Dopo essere stato fotografato su una spiaggia dove si riuniscono noti ‟ribelli”, Enrique viene tenuto sotto controllo dall'Organizzazione. Finisce anche in un filmato dove lo si vede scambiare una busta con un dipendente del padre. La scena si ripete qualche settimana dopo, ma nel frattempo un agente segreto è riuscito a leggere il contenuto della busta: un ‟3” scritto in un angolo e una strana parola, Timero. Enrique viene portato nella stanza degli interrogatori, ma non parla, nemmeno dopo pestaggi e torture, allora gli agenti chiamano il padre. Sarà lui, dopo aver visto in che condizioni è stato ridotto il ragazzo, a dire come stavano le cose. La spiegazione, che dimostra l’innocenza del giovane, è del tutto inattesa, tanto che Diaz e i suoi aguzzini non ci credono. Padre e figlio finiscono davanti al plotone d’esecuzione sulla base di prove inventate. Molti anni dopo, la caduta del regime porterà Martens in carcere, costringendolo a ripensare tutto e a ritrovare la logica che aveva perduto.