Nuovissima e antichissima. Gaudente e colta. Esotica e tecnologica. Tradizionalista e cosmopolita. Quando, cento anni fa, sessantasei famiglie ebree che abitavano a Giaffa decisero di trasferirsi qualche chilometro più a nord, di Tel Aviv non esisteva ancora nulla, anche se alle spalle di questa sottile striscia di sabbia c’erano quasi 5000 anni di storia. Oggi ‟la collina della primavera” è una metropoli che non si ferma mai, centro economico e politico dello stato d’Israele, porta occidentale sul Medio Oriente e sulle sue innumerevoli contraddizioni.
Quello di Elena Loewenthal è il viaggio dentro un microcosmo dove si mescolano tutti i generi umani e architettonici: le architetture Bauhaus e i mercatini delle pulci, i turisti che affollano i ristoranti di lusso affacciati sul Mediterraneo, i suoni e gli odori esotici, la storia europea e la storia orientale. Perché quello a Tel Aviv è anche – forse soprattutto – un viaggio nel tempo e nella memoria: un viaggio della mente nei meandri di una ‟città-letteratura” la cui identità è stata plasmata come poche altre dalle parole degli scrittori, poeti e visionari che in questi cento anni l’hanno raccontata, vissuta, immaginata.