Tifone

di Joseph Conrad

Tifone non è mai quello che sembra. Nessuno riemerge da un libro del genere.” Marco Rossari

Una tempesta si profila all’orizzonte del canale di Formosa e ogni indizio, dalla lunghezza delle onde all’assenza di vento, lascia pensare che sarà di natura eccezionale. Il piroscafo Nan-Shan, battente bandiera siamese, sta proprio navigando incontro a quella furia. Al suo comando il capitano Tom MacWhirr, un uomo di poche parole che ha lasciato un lavoro sicuro come bottegaio nella natia Belfast per prendere il mare e che ha fatto carriera e ottenuto la guida del Nan-Shan – come spiega Marco Rossari nella sua postfazione – “soltanto perché è un tipo che riga diritto, un uomo così stupido da prendere alla lettera anche le frasi più banali”. La sua stolidità gli impedisce di deviare dalle regole consuete per evitare il fortunale, e lo spinge invece a proseguire dritto verso il tifone. Eppure, man mano che la tempesta cresce d’intensità, l’ottusa mancanza di immaginazione di MacWhirr si trasforma da tratto caricaturale a risorsa decisiva per affrontare con fermezza i momenti più disperati, suscitando la meravigliata ammirazione dei suoi collaboratori – e del lettore stesso. MacWhirr emerge così come l’eroe privo di eroismo, il protagonista ambiguo di un romanzo enigmatico e affascinante, che non può non accompagnarci a lungo finita la lettura e che forse resterà con noi per sempre. 

 

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Joseph Conrad

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