Quando la vita si squaderna davanti agli occhi della memoria, non sono solo i fatti a emergere ma anche le passioni che li hanno ispirati: i movimenti dell'anima sembrano trovare negli eventi il loro compimento, e viceversa. Un giudice e un terrorista, che hanno condiviso il tempo dell'infanzia e ora si ritrovano l'uno di fronte all'altro a condividere, paradossalmente, la luce accecante dell'interrogatorio, evocando sulla scena di quell'estremo teatro di violenza e tenerezza, rispetto e diffidenza, odio e amore. Nell'intrecciarsi e rovesciarsi dei loro destini - l'uno inconcludente rampollo dell'alta borghesia; l'altro figlio dei servitori venuti a Lisbona dalla campagna - sono stati compagni di giochi. E ora, inermi di fronte al groviglio della sorte, non possono non ricordare: quando fumavamo di nascosto le sigarette del nonno professore, quando spiavamo le ragazze al bagno e le avventure omosessuali della nonna, quando cercavano sui tetti e nei pozzi i nidi delle cicogne. E' l'eco del passato che squarcia, impietoso e consolante, il velo di un presente senza senso, corrotto e obliquo, per modulare l'unico possibile controcanto alla ferrea realtà del potere. Il tutto in una lingua densa, immaginifica, potente, aggrovigliata in tensioni visionarie e allucinate, tanto più forti quanto più la tentazione barocca del trattato le vuole imbrogliare.