Anche Gad Lerner si è ritagliato su misura una nuova identità: la cascina in Monferrato con la vigna; al fianco un cane bastardo che naturalmente si rivelerà il più autentico della messinscena. Impazzano la riscoperta delle identità, il mito delle radici da rintracciare in un passato immaginario, il bisogno d'appartenenza, la retorica delle tradizioni e la paura del meticciato. Stiamo giocando con il fuoco. Partendo da sé, ebreo apolide che si ricicla uomo di campagna, l'autore ci presenta con ironia, facendo nomi e cognomi, tanti insospettabili spacciatori di identità trasformati in altrettanti pessimi pretesti di contrapposizione: le femministe che elogiano Ratzinger in nome della differenza sessuale; gli intellettuali ebrei che coltivano una narcisistica separazione, contraddicendo l'intento emancipatorio del sionismo; i simboli dell'odio etnico introdotti sui campi di calcio; l'Ulivo disfatto in nome delle identità di partito; la difesa truffaldina dell'italianità delle imprese; il cristianesimo strumentale di chi predica il conflitto fra civiltà; la cittadinanza esclusiva volentieri disposta a relegare nelle discariche umane le vite di scarto. Un pamphlet polemico che elogia il tradimento delle appartenenze e riconosce infine: per fortuna, siamo e resteremo bastardi.
‟Non sbeffeggio il bisogno d'identità, né tanto meno le domande spirituali che in tale ricerca naturalmente si ripropongono. Tutti abbiamo bisogno di consolazione, d'affetto, di rassicurazione… Trovo però un che di osceno in tutto questo rovistare nel passato, col pretesto della ricerca delle radici.”