Sono vent’anni – Outland rock è del 1988 – che Pino Cacucci raccoglie storie di eroi e ribelli, lotte e ingiustizie. Vent’anni in cui Cacucci da osservatore parziale registra e dà conto dei propri vagabondaggi. Lo fa Un po’ per amore e un po’ per rabbia.
In questo libro, che è in qualche modo la summa di emozioni e riflessioni squisitamente cacucciane, c’è l’amore per il mondo, per i disperati, per i ‟combattenti”, per le idee, per i paesaggi e qualche volta per la sua città (una Bologna smascherata e scalfita da un beffardo sorriso). E c’è la rabbia per i guasti della società civile e politica, per i paradossi della realtà sociale, per le ferite non chiuse della Storia. È un volume scandito in sette parti: Vagabondaggi: i viaggi dell’autore in paesi lontani e i vagabondaggi in Italia; Bastiancontrario: gli scritti polemici sulla politica italiana ed estera; Leggere per r/esistere: materiali diversi sui suoi scrittori preferiti – tra cui una lettera inedita di Primo Levi a Sante Notarnicola – e recensioni; La memoria non m’inganna: ricordi di persone, personaggi ed eventi degli ultimi vent’anni; Per esempio, ho conosciuto: gli incontri più memorabili, tra cui uno molto particolare con Federico Fellini; Gazzettiere bolognese: articoli satirici su Bologna; Varie ed eventuali: raccolta di scritti ‟inclassificabili”, dal cinema alla musica, fino a un primo e inedito racconto.
Un po’ per amore e un po’ per rabbia è un caleidoscopio di esperienze, di piccole e grandi storie.