“Gli stava dinanzi un uomo basso, tarchiato, il capo coperto fin sotto gli orecchi da uno strano berretto di pelliccia. Come era grasso! Sembrava gonfio d’acqua, una specie di annegato. Indicò la lapide. ‘Geo Josz?’ Si dichiarò dispiaciuto. Eh già – sospirò –: la lapide avrebbe dovuto essere rifatta, dato che quel Geo Josz, lassù, cui in parte risultava dedicata, non era altri che lui stesso, in carne e ossa.”
Quando, nell’agosto del 1945, Geo Josz ricompare a Ferrara, unico superstite dei centottantatré membri della Comunità israelitica che i tedeschi avevano deportato in Germania nell’autunno del ’43, si ritrova di fronte l’indifferenza della gente che non lo riconosce e una lapide commemorativa che reca iscritto il suo nome. Sarà davvero lui, il Geo Josz sulla lapida? E com’è sopravvissuto?
Tratto da Cinque storie ferraresi, pubblicato da Feltrinelli. Numero di caratteri: 67.769