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‟Non raggiungere la verità giudiziaria è una sconfitta dello Stato. È lo Stato che ha perso appunto perché non ha saputo colpire chi ha sbagliato. Perché in un modo o nell’altro, voglio dire direttamente o indirettamente, Pino è stato ucciso. E poi non è una questione di vincere o di perdere: semplicemente uno Stato che non ha il coraggio di riconoscere la verità è uno Stato che ha perduto, uno Stato che non esiste.”
Licia Pinelli
Il 12 dicembre del 1969 con la strage di piazza Fontana a Milano si apre la cosiddetta, ‟strategia della tensione”, una stagione di attentati che per oltre un decennio insanguineranno l’Italia (Piazza della Loggia a Brescia, il treno Italicus, la bomba alla stazione di Bologna), una delle pagine più buie della nostra storia recente della quale non si è accertata ancora tutta la verità.
Della strage di Milano furono inizialmente accusati gli anarchici.
Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969 il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli muore, in circostanze mai chiarite, precipitando da una finestra della questura di Milano. Inizialmente si parlò di suicidio, ma subito cominciarono ad affacciarsi dubbi sulla versione data dalla questura.
Da quel momento comincia per Licia Pinelli una battaglia per la verità che dieci anni dopo racconterà, insieme a Piero Scaramucci, in
Una storia quasi soltanto mia.
In occasione del ‟Giorno della Memoria”, il 9 maggio 2009, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha reso omaggio, in presenza di Licia Pinelli e degli altri familiari delle vittime del terrorismo, alla figura dell’innocente Giuseppe Pinelli, ‟che fu vittima due volte, prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di un improvvisa assurda fine”.
Nel video e nella più approfondita intervista audio Licia Pinelli presenta insieme a Piero Scaramucci
Una storia quasi soltanto mia.