Vilnius Lancastre, novello Amleto a Barcellona, ha una spiccata somiglianza con Bob Dylan, l’ambizioso progetto di redigere un Archivio Generale del Fallimento, nonché quello di fondare una società di emuli di Oblomov che facciano dell’indolenza totale una forma d’arte che consenta loro di generare non più di una sola idea al giorno. Per contro, il narratore è un prolifico scrittore che, dopo essersi dedicato tutta la vita alla produttività letteraria, si pente e si prepara a tacere definitivamente, anche nella vita reale. Ma non può non cedere all’invito di Vilnius e della fidanzata Debora che gli affidano la stesura delle memorie apocrife del famoso scrittore Juan Lancastre, padre di Vilnius, morto in circostanze sospette. Animati dal convincimento che si sia consumato un omicidio, i due giovani ricorrono allo stesso stratagemma di Amleto e provano a mettere in scena i loro sospetti, mescolando vita e letteratura, senza mai cedere tuttavia all’impegno di perseguire la quintessenza della levità, quella dimensione infrasottile postulata da Duchamp. Sullo sfondo la filigrana della Hollywood degli anni d’oro e Scott Fitzgerald.
Un romanzo intriso di grande ironia, con padri dai figli reali e scrittori coi loro figli metaforici, in competizione o complici, donne dal fascino delle dive di celluloide, in una Barcellona contemporanea e scanzonata, pronta a ospitare questa compagine di personaggi stravaganti.