Una sera di gennaio del 1996 Harald e Claudia Lindgard devono affrontare l’inimmaginabile: Duncan, il loro unico figlio di ventisette anni, architetto, è stato arrestato con l’accusa di omicidio. Il ragazzo avrebbe ucciso il suo coinquilino dopo averlo sorpreso con la propria fidanzata. L’arma utilizzata è quella di casa, quella che in Sudafrica si trova in tutte le case: una pistola comprata e tenuta a disposizione contro eventuali malintenzionati. Seguendo giorno dopo giorno il processo e le rivelazioni che porta a galla, i Lindgard sono costretti a rivedere il rapporto con il figlio, ad ammettere di non conoscere Duncan davvero, ad affrontare i propri errori, fino a dubitare della lealtà reciproca che li unisce. Un’arma in casa esplora e mette in discussione gli aspetti più profondi dei legami familiari, mentre sullo sfondo viene evocato il periodo appena successivo alla fine dell’apartheid. In un paese dove per lungo tempo si è ucciso per nulla, la morte è tuttora parte indissolubile della routine quotidiana e anche i più liberali devono fare i conti con le proprie intrinseche paure.
In quello che è uno dei libri più coinvolgenti del premio Nobel sudafricano, vengono svelate le infinite contraddizioni dell’animo umano di fronte alla storia, alla razza, all’identità sessuale, all’universo di valori sociali ed etici che muta continuamente, secondo modalità spesso imprevedibili.
“L’arma era lì, in soggiorno, come il gatto di casa; sul tavolo, come un portacenere”