Versi a Dio

Antologia della poesia religiosa

di AA.VV.

La poesia, al suo primo scatto, nasce per celebrare il divino. È una scala per ascendere tra le bestie celesti; è un agguato, la trama fatale, fatata per imporre la museruola alla divinità. Tra Orfeo che incanta il re degli inferi e Giovanni che a Patmos vede angeli, draghi e micidiali cavalieri; tra le visioni degli sciamani siberiani e le preghiere ad Ammone, una continuità è ben salda. La poesia è il codice che dissigilla i cieli e solletica gli dèi, li intima a svelarsi in forma di pioggia, rivelazione, luce. Parola che fiammeggia, quella qui antologizzata, da sussurrare con il cuore teso a stendardo. Dai versi di Milarepa a quelli di Boris Pasternak, da Giovanni della Croce a Ikkyū e ‘Attār il rapporto con il divino è declinato in ogni aspetto: a volte si conforma in amore nuziale e in conforto, altre in accesa gelosia, altre ancora in accusa. Nulla limita il dire del poeta: il linguaggio sublime combustibile, tra obbedienza e ribellione dà voce all’onnipotente nella sua gloria e nella sua erranza tra gli orrori del mondo. A volte, il dio ha un corpo glorioso, la vigoria di una belva, altre il volto del “buon pastore”, del servo che conosce ogni patire; la poesia, sempre, è strategia di battaglia, un’infinita caccia reale.




Effimeri! Cosa siamo? Cosa non siamo? Sogno di un’ombra

l’uomo. Ma quando, dono degli dèi, appare un bagliore, 

vivida luce si spande sugli umani, e dolce la vita. 


Pindaro

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AA.VV.

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