Un regalo di Natale può cambiarti la vita? In qualche caso sì.
L’anno è il 1956 e Harper Lee lavora come addetta alla vendita di biglietti aerei per la British Overseas Airways Corporation, lavoro che non la entusiasma e che soprattutto le impedisce di dedicarsi completamente alla sua vera passione: la scrittura. Se non fosse che, proprio quel Natale, i suoi amici Michael e Joy Brown (che come lei frequentavano il circolo di Truman Capote) le donarono una busta piena di contanti, con un biglietto che diceva: “Puoi assentarti dal tuo posto di lavoro per un anno e scrivere qualsiasi cosa tu voglia, buon Natale!”
Harper Lee li prese in parola e l’anno successivo consegnò agli editori Il buio oltre la siepe.
Non è però il solo caso di regali natalizi che hanno fatto la storia della letteratura: diversi scrittori finirono per scrivere infatti quelli che sarebbero poi diventati i loro capolavori con la scusa di prestare la propria scrittura al servizio dell’annoso compito di trovare il regalo di Natale giusto. Lewis Carroll compose Alice nel paese delle meraviglie come regalo per la figlia di una coppia di amici e illustrò il manoscritto lui stesso, allo stesso modo Louisa May Alcott scrisse diverse fiabe per la nipote Lulù, da poco rimasta orfana. Il Natale sarebbe stato del resto centrale anche nel suo capolavoro Piccole donne, in cui Amy, Jo, Beth e Meg imparano l’importanza di donare ai più bisognosi.
Non c’è però dubbio che Charles Dickens sia l’autore che più di altri ha saputo rappresentare al meglio il vero spirito natalizio in Canto di Natale, che da quando uscì nel 1843 riscosse subito un enorme successo, ispirando nel tempo più di venti trasposizioni cinematografiche. Se il protagonista Ebenezer Scrooge era tanto avaro da vivere in modo frugale anche il periodo più magico dell’anno, Charles Dickens era il suo esatto opposto. Lo scrittore era infatti molto goloso: si racconta che organizzasse spesso delle letture in pubblico del proprio libro e che in queste circostanze fosse solito sorseggiare rum con panna, champagne e cherry e far imbandire sotto le feste pranzi e cene opulenti. I ricettari firmati dalla moglie Catherine elencano le varie leccornie servite agli ospiti, citando in particolare tacchini ripieni, timballi di pasta e creme al limone – uno sfoggio di ricchezza che probabilmente serviva allo scrittore per esorcizzare lo spettro della fame, visto che durante l’infanzia aveva vissuto privazioni simili a quelle del suo protagonista Oliver Twist.
E a proposito del legame fra feste, vivande e grandi scrittori, ci sono un altro paio di curiosità interessanti.
Virginia Woolf preferiva fare regali di Natale a chilometro zero, regalando agli amici le mele coltivate da lei e dal marito nella loro tenuta, la Monk’s House. Si racconta che dalla casa della scrittrice fosse tutto un andirivieni di cesti di frutta, confetture e scambi di ricette (feste quindi ben più allegre di quelle organizzate dalla sua protagonista più famosa, La signora Dalloway), mentre pare che Jane Austen ai doni materiali preferisse la compagnia, organizzando ricevimenti e balli per tutti i dodici giorni precedenti al Natale.
Oliver Twist di Charles Dickens
Venticinquenne, nel 1837 Charles Dickens inizia la pubblicazione a puntate di Oliver Twist su una rivista. Uscirà nel 1838. È un successo mondiale immediato – la prima traduzione italiana è già del 1840 – che proseguirà ininterrotto fino ai giorni n…
Harper Lee
Nelle Harper Lee (Monroeville, 1926-2016). Originaria dell'Alabama, studiò legge e poi si impiegò a New York presso una compagnia aerea. Amica di Truman Capote da quando aveva tre anni, fu …