Intervista a Péter Esterházy: "La Storia? E' una di famiglia"

Intervista a Péter Esterházy: "La Storia? E' una di famiglia"

Negli anni Cinquanta i comunisti, che avevano requisito i possedimenti della famiglia Esterházy, rispondevano alle sue rivendicazioni sempre con la stessa frase: «Non vi restituiremo mai queste terre». Ma poi passarono gli anni, il regime si addolcì e offrì un indennizzo per il maltolto. Allora Péter Esterházy fece stampare dei volantini con scritto: «Non accetteremo mai la restituzione della terra». Questo scherzo, che gli costò un litigio con i suoi fratelli, è sintomatico del senso dell'humour dello scrittore ungherese, discepolo di Sándor Márai; e di questo humour è impregnato il suo romanzo Harmonia caelestis, in cui ripercorre diversi secoli di storia della sua famiglia. Una storia che, come accadrebbe per qualsiasi famiglia se ci mettessimo a indagare nel suo passato, ha pagine sia luminose, sia disgustose.
Esterházy ha 53 anni portati allegramente. Nativo di Budapest, mi dice non sentirsi legato a «nessun pezzo di terra» in particolare. E per completare la sua biografia, mi rivela: «Ho quattro figli, tutti della stessa moglie».

Facciamo il mondo all’altezza dei sogni. Liga e La neve se ne frega

Facciamo il mondo all’altezza dei sogni. Liga e La neve se ne frega

‟La neve se ne frega dei progettini a tavolino, di chi comunque vuole abolire qualcosa secondo un programma definito. Ma la neve nel romanzo ha anche un risultato narrativo perché permette a Natura e DiFo di poter parlare, costituendo uno schermo naturale che non lascia filtrare le parole e non permette che siano ascoltate e controllate. La neve è insomma libertà, la neve è dalla loro, c'è un passaggio in cui i due si dicono ‘Stai sotto la neve. Ho bisogno di parlarti’.”

Intervista a Ligabue sul suo  primo romanzo: la svolta fantascientifica: "Vi porto nel 2179"

Intervista a Ligabue sul suo primo romanzo: la svolta fantascientifica: "Vi porto nel 2179"

Quello che uno scrive parte necessariamente da quello che è, che ha visto, che respira: io non sono abile nel disegnare il futuro e mi piace la definizione che danno i francesi di questo tipo di lavoro: loro parlano di anticipazione, di studio delle sorti dell’identità. Certo, mi sono giunte sollecitazioni letterarie, 1984 di Orwell, Fahrenheit 451 di Bradbury, Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Dick, da cui è stato tratto Blade Runner. Per me è una novità assoluta: nei dischi, nei film, nei racconti ho sempre fotografato e scritto dalla parte della realtà, di provincia, oltretutto.

L’ombra del male e la giustizia nel tempo della crisi. Intervista a Salvatore Veca

L’ombra del male e la giustizia nel tempo della crisi. Intervista a Salvatore Veca

‟La prima parte del mio libro riguarda proprio il tentativo che ho portato avanti negli ultimi anni di pensare come sia possibile, in tempi così difficili, estendere i criteri del giudizio; quindi i criteri di giustizia dalla costellazione nazionale alla costellazione post nazionale, dai contesti interni alla grande arena della città del genere umano che oggi ci mostra orrore, crudeltà e barbarie come sempre, ma anche opportunità. Non perdere il senso delle possibilità è un mio ottimismo e uno dei miei slogan preferiti”.