Eugenio Borgna: intervista su Le intermittenze del cuore

Eugenio Borgna: intervista su Le intermittenze del cuore

Più che un intervento di presentazione una vera e propria lezione di Eugenio Borgna su Le intermittenze del cuore. Le conoscenze mediche non bastano a scandagliare la malattia psichica e per comprendere l’interiorità di chi soffre occorre attingere ad altre aree conoscitive. E "il cuore" diventa quel territorio della nostra mente e della nostra anima in cui trovano asilo tutte le impressioni che l’esistenza ci dona: questo scrigno prezioso che contiene il senso stesso della nostra umanità è il territorio delle emozioni e dei sentimenti.

Traslocando. Colloquio con Francesco Renga

Traslocando. Colloquio con Francesco Renga

Arriva nelle librerie Come mi viene, romanzo d’esordio di Francesco Renga che gira (con zero artificio e molta inquietudine) intorno ‟a uno che molla tutto per mettersi a fare il traslocatore, a svuotare le case di oggetti e ricordi”. Le sue storie sono le stesse che riempiono le canzoni di Ferro e cartone, vero e proprio concept album.

Io e i criminali di guerra. Intervista a Carla Del Ponte

Io e i criminali di guerra. Intervista a Carla Del Ponte

Il muro di gomma del Vaticano. La delusione per D'Alema. Il disinteresse di Bush e Condoleezza Rice. Le reticenze di Francia e Germania. La debolezza di Kofi Annan. Non fa sconti a nessuno, come è nel suo costume, Carla Del Ponte, 61 anni, fresca ambasciatrice della Svizzera in Argentina. Prima di raggiungere l'altro emisfero per il nuovo incarico, lascia in eredità un libro sulla sua esperienza precedente di procuratore del Tribunale internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia.

Eugenio Borgna e Le intermittenze del cuore. L'intervista a "la Repubblica"

Eugenio Borgna e Le intermittenze del cuore. L'intervista a "la Repubblica"

«Ai turbamenti della memoria sono legate le intermittenze del cuore...»: una citazione proustiana ricorre nel titolo che Eugenio Borgna ha scelto per il suo nuovo libro. Le intermittenze del cuore - così appunto si chiama - è l´esatto contrario di un viaggio in un vagone piombato, com´è in genere la lettura di un saggio scritto da uno psichiatra. Scorrendo le pagine scritte da Borgna, si spazia ariosamente nell´universo della grande letteratura e molto meno in quello delle conoscenze mediche, nel catalogo delle emozioni piuttosto che in un grigio elenco di sintomi.
Non si rintracciano i soliti resoconti di casi clinici anonimi e noiosissimi, solitamente descritti con totale assenza di pathos e strumenti linguistici piuttosto poveri. Qui il dolore di vivere assume volti indimenticabili: è attraverso l´epilessia di Dostoevskij, la malinconia di Antonia Pozzi, le angosce psicotiche di Sylvia Plath, è attraverso i loro scritti che cogliamo gli abissi a volte terrificanti della vita psichica. Ma anche la sua ricchezza straordinaria, se è vero - per dirla questa volta con Thomas Mann (a lungo citato da Borgna) - che «la più alta vitalità può avere i tratti di una terrea malattia».
Settantenne coltissimo ma con il cuore palpitante di un puer eterno, Borgna ci ha piacevolmente abituati a queste sue singolari operazioni, restituendo il senso del dolore mentale in una forma destinata ad affascinare - assai più dei suoi colleghi - chi ama leggere un saggio in cui l´analisi rigorosa degli argomenti non si coniughi necessariamente con l´aridità del pensiero. I temi dei suoi libri sono uguali e diversi - le penombre della malinconia, le angosce della condizione psicotica, le ferite dell´ansia - ma è la scrittura ostile al grigiore insopportabile dei tecnicismi e sempre apertamente metaforica a renderli un´opera unica seppure aperta. La forza di Borgna è di avere ormai un suo stile inconfondibile, denso e limpido, il suo modo personalissimo di raccontare la vita interiore, quei paesaggi misteriosi e invisibili dell´anima dove si nascondono le emozioni più inesprimibili e il senso più profondo dell´essere al mondo.
Le intermittenze del cuore è anche un libro molto "forte" che radicalizza la denuncia di Borgna - già in prima fila a Novara nella lotta antimanicomiale - nei confronti di una psichiatria che sta rischiando una grossolana deriva neuroscientifica e psicofarmacologica smarrendo progressivamente le sue radici umanistiche, perdendo di vista le sue stesse ragioni etiche. Borgna sa bene di essere "contro" a una tendenza sempre più diffusa che cancella il valore dell´ascolto e del dialogo sganciando la malattia da ogni valutazione dei suoi aspetti soggettivi (psicologici e fenomenologici). E scrive, con una certa indignazione: «Il trend dominante è, in psichiatria, questo; e non resterebbe se non adattarsi, o uscire dalla modernità: dal corso della storia. Ma anche le minoranze sono portatrici di valori e di conoscenze che sfidano le convenzioni e gli idoli delle maggioranze».
Puro idealismo, vaniloquio estraneo al pragmatismo frettoloso che segna la contemporaneità? Sarà, ma - anche a rischio di essere un po´ retorici - la posta in gioco sembra essere la dignità degli esseri umani, il rispetto o il disprezzo per chi soffre. Non è una cosetta da niente. Vale la pena parlarne con Borgna, libero docente di Clinica delle malattie nervose all´università di Milano, dove ci diamo appuntamento per questa intervista.