"Fondamentalista è chi si nega al dialogo". Amos Oz sull’invito a boicottare la Fiera del Libro di Torino.

"Fondamentalista è chi si nega al dialogo". Amos Oz sull’invito a boicottare la Fiera del Libro di Torino.

La voce di Oz è pacata e solida come sempre: non si scompone di mezzo tono. A dispetto della vita relativamente movimentata di questo periodo, a dispetto degli ‟scottanti” argomenti di cui si chiacchiera. Non è freddo aplomb, il suo. Non è neppure indifferenza. Amos Oz non è minimamente turbato dal polverone intorno alla Fiera di Torino, per ragioni più serie e profonde.

La riscoperta del sentimento. Intervista a Umberto Galimberti

La riscoperta del sentimento. Intervista a Umberto Galimberti

Ai giovani d’oggi mancano motivazioni, entusiasmo, progettualità. Prevalgono il disinteresse, la sfiducia, la rassegnazione. Prevale un’assenza ingombrante che è percepita, ma difficile da individuare. ‟I giovani stanno male ma non sanno il perché. […] La mia generazione sapeva ciò che doveva fare perché il futuro era prevedibile e bastava seguire l’esempio dei padri. Oggi invece la società ha avuto una trasformazione pazzesca ed è divenuta globalizzata e indecifrabile. Non abbiamo più mappe per dire quale sarà il nostro futuro. Emerge così una sorta di rassegnazione a questa condizione che può riassumersi nella domanda: con chi ce la prendiamo?

Amos Oz: ‟Questa politica che fa ridere le pietre”. Un’intervista

Amos Oz: ‟Questa politica che fa ridere le pietre”. Un’intervista

Amos Oz torna in Italia con un nuovo romanzo, Non dire notte. Non proprio nuovo: lo ha scritto nei primissimi anni Novanta, pubblicato nel 1994. Storia di una coppia a metà della vita, lui, Theo, architetto sessantenne, lei, Noa, insegnante di quindici anni più giovane. Vita monotona, forse rassegnata, in una cittadina di provincia (Tel Kedar, ma è un’invenzione), alla frontiera con il deserto del Negev. Poi uno studente di lei, Immanuel, amico di un cane ‟tristissimo”, viene ritrovato cadavere ai piedi di una rupe, forse suicida, forse in preda alla droga. Il padre Avraham Orvieto si ripresenta dalla Nigeria per il funerale e perché vorrebbe che nel ricordo del figlio venisse creato un centro per aiutare altri giovani come Immanuel, tossicodipendenti d’Israele. Affida il compito a Noa, l’insegnante più amata dal figlio, almeno secondo Avraham. Tel Kedar è un posto come qualsiasi altro: paure, rancori e altro. La stampa insorge: non ci lasceremo trasformare nella spazzatura di tutta la nazione. Malgrado la generosità di Noa e dei suoi amici, si immagina come finirà. Il bilancio tuttavia, almeno per lei e per Theo, sarà buono: lei e Theo riaccendono un amore stanco.

Tra luci e notti del deserto. Intervista ad Amos Oz

Tra luci e notti del deserto. Intervista ad Amos Oz

‟Devo confessarle che non credo di riuscire a influire molto sui processi in atto. Le dinamiche tramite le quali si arriva a condizionare non solo le istituzioni, ma anche la mentalità delle persone, sono davvero misteriose. Non mi risulta che chi legge i miei saggi abbia mai cambiato la propria opinione. Non mi è ancora successo che qualcuno, fermandomi per strada, mi abbia detto: ‘Signor Oz, ho cambiato parere leggendo il suo libro’.”