James Graham Ballard presenta in video Il mondo sommerso

James Graham Ballard presenta in video Il mondo sommerso

Una travolgente ed esclusiva videointervista su un libro che ha cambiato la natura della fantascienza, promuovendola a letteratura di serie A. L'intervista è stata girata a casa dell'autore a Shepperton, in salotto.

"Nessuno è innocente". Liquidazione di Imre Kertész

"Nessuno è innocente". Liquidazione di Imre Kertész

Era stato un caso, ma anche un segnale, che Imre Kertész fosse a Berlino quando seppe, quattro anni fa, di aver vinto il premio Nobel. Deve alle traduzioni in tedesco, e ai giornali tedeschi, se il suo primo romanzo, Essere senza Destino, è diventato noto nel mondo. Ma alla Germania Kertész deve anche il suo "tema", l´oggetto sempre uguale e sempre variato di tutti i suoi libri: Auschwitz. In Essere senza Destino è un ragazzo che guarda negli abissi della degradazione umana (l´autore fu deportato a Auschwitz a quattordici anni e mezzo e di lì trasferito a Buchenwald dove fu liberato un anno dopo). Liquidazione è il primo romanzo scritto dopo il Nobel. Quarant´anni dopo Auschwitz, un uomo di nome B., scrittore e traduttore dal tedesco come Kertész, si uccide. Lascia due donne, Sara, l´amante, e Judit, la moglie molto amata che l´aveva abbandonato dicendogli: "Hai sicuramente ragione, B., il mondo è un mondo di assassini, ma io non voglio vedere il mondo come un mondo di assassini, io voglio vedere il mondo come un luogo dove si può vivere". Kertész documenta il crollo dell´anima, della cultura lui dice, "nel mondo del lager", che è stato per lui prima il campo di sterminio e poi lo stalinismo. "La convivenza civile si fonda unicamente sull´accordo non scritto che gli uomini non si accorgano che la nuda vita significa più di tutti i valori proclamati. Il terrore spinge l´uomo in situazioni in cui giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, solo questo diventa evidente - e allora non si può più parlare di cultura". Ma il passaggio dal lager dello sterminio a quello dello stalinismo potrebbe alla fine avergli salvato la vita, ci avverte Kertész. Diversamente da altri sopravvissuti ad Auschwitz che arrivarono in società libere, e misero fine alla loro vita con le loro mani, come Primo Levi, Jean Améry, o Paul Celan, la continuazione della prigionia gli ha impedito di farsi qualsiasi speranza, "prima di venir raggiunto dall´ondata delle delusioni". L´estrema gentilezza di Kertész, il suo calore umano, la sua simpatia sembrano contraddire il pessimismo dello scrittore. "Tutti me lo dicono" sorride lui. "Forse nello scrivere uno rovescia gli aspetti più bui dell´esistenza e qualcosa di costruttivo viene fuori".

Sanguineti poeta globale

Sanguineti poeta globale

Edoardo Sanguineti si apre e parla di sé, dei suoi gusti e della sua vita. Un libro originale Mikrokosmos dove si vengono a conoscere aspetti inediti della sua vita. È un'antologia di poesie, densa di riferimenti culturali e storico-sociali come tutta la sua produzione letteraria. Però è arricchita da una biografia e dalle "risposte a un questionario" dove si viene a sapere, tra le altre cose, che uno degli intellettuali più significativi del Novecento italiano, da piccolo voleva fare il ballerino. Però, per sbaglio, gli venne diagnosticata una grave malattia cardiaca e dovette rinunciare al suo sogno. La cosa più cara per Sanguineti è la moglie Luciana e la sua paura più grande è il dolore fisico. Vorrebbe vivere nell'Africa nera e ama le aringhe crude. Del suo aspetto fisico non cambierebbe niente, "ognuno ha la faccia e il naso che si merita". I suoi poeti sono Lucrezio, Dante e Baudelaire. I film più amati, i primi tre di Buñuel. L'eroina? Rosa Luxemburg. Tutte informazioni che un attento lettore di Sanguineti sa già rintracciare nei suoi testi.

Che cantastorie quel giornalista! Intervista a Michele Loporcaro

Che cantastorie quel giornalista! Intervista a Michele Loporcaro

Se il linguaggio della tv ma anche dei quotidiani è un compendio di populismo, ammiccamenti, superficialità, questo dipende dal fatto che la stampa si è allontanata dai valori riassumibili nella formula del giornalismo come quarto potere e nell'idea della notizia come informazione. Suona come una condanna senza appello quella pronunciata in Cattive notizie. La retorica senza lumi dei mass media italiani, da Michele Loporcaro, 41 anni, romano, ordinario di linguistica romanza all'Università di Zurigo, autore di numerosi saggi pubblicati nel nostro paese e all'estero. È passando al microscopio tecnicamente, appunto, da linguista, la struttura narrativa dei testi giornalistici che Loporcaro arriva alle conclusioni severissime della sua originale analisi.