Erri De Luca: Voci di vocabolario. Un dialogo

Erri De Luca: Voci di vocabolario. Un dialogo

Una lingua viva cammina sulle gambe di chi la usa e le voci del vocabolario hanno il suono delle nostre voci. Ma che rapporto ha con il vocabolario chi fa delle parole il proprio mestiere? Silvio Perrella lo chiede a Erri De Luca, scrittore napoletano. La registrazione è stata effettuata presso il Festivaletteratura di Mantova il 4 settembre 2003.

Lavorare meno sognare di più. Colloquio con Jean-Paul Fitoussi

Lavorare meno sognare di più. Colloquio con Jean-Paul Fitoussi

L'impresa dovrebbe sognare di diventare fabbrica della società. Un luogo dove ci si occupa non solo di profitto, ma dei salariati, del loro benessere, del territorio in cui si è inseriti e delle generazioni future. Nella catalogazione di Jean-Paul Fitoussi, economista, presidente dell'Osservatorio francese delle congiunture economiche, imprese così orientate sono di "terzo tipo"; dopo la padronale e la fordista. La rivoluzione che lui auspica e teorizza l’ha spiegata a Ravello dove è stato relatore al seminario su "I sogni dell'impresa". Ha raccontato anche il paradosso per il quale il sogno dell'economia è quello di liberarsi dell'economia.

Intervista a Bijan Zarmandili su La grande casa di Monirrieh

Intervista a Bijan Zarmandili su La grande casa di Monirrieh

Le vicissitudini di una donna in cui sembra incarnarsi il destino di un paese e di una cultura. La storia della bellissima Zahra, dagli anni trenta al conflitto Iraq-Iran. L’amore contrastato per un giovane ebreo, il matrimonio, la maternità, la sfida dentro le mura della "grande casa di Monirrieh". L’Iran che guarda all’Occidente, l’Iran che torna alle sue radici, l’Iran che sul corpo di Zahra incide il segno di una radicale contraddizione.

La metafora dell’amore in tempo di guerra. Intervista a Maggiani

La metafora dell’amore in tempo di guerra. Intervista a Maggiani

Probabilmente ha ragione Eugenio Serbeni a definirlo "il narratore più libero da condizionamenti". Nel suo nuovo romanzoÈ stata una vertigine Maurizio Maggiani prende infatti in contropiede il lettore, lo spiazza con una storia d’amore dallo stile rarefatto e distillato, un mosaico di tredici storie (che il numero abbia a che fare con la cabala?) irriducibili a un’unità organica. Nulla a che vedere con la struttura corposa e la trama proliferante dei precedenti romanzi Il coraggio del pettirosso e La regina disadorna (ma anche l’esordiale Màuri Màuri si muoveva in tutt’altra direzione). Qui Maggiani ha rimesso in gioco se stesso con l’imprevedibilità di un anarchico che si mette a parlare d’amore (non solo quello che lega un uomo a una donna) "in tempo di guerra", come suggerisce l’autore, tanto che "il libro avrebbe potuto sottotitolarsi L’amore in tempo di guerra".