Perché una madre uccide il proprio figlio? Intervista a Sophie Marinopoulos

Perché una madre uccide il proprio figlio? Intervista a Sophie Marinopoulos

Sophie Marinopoulos, nel libro Nell’intimo delle madri, lancia l’allarme: le mamme violente sono in aumento. E se la prende con i medici che, di fronte al disagio di una donna incinta, sanno dire solo: ‟Vedrà, andrà tutto bene”.

Alle radici dell'Europa violenta. Intervista a Hugo Claus

Alle radici dell'Europa violenta. Intervista a Hugo Claus

‟Essere umani significa, di necessità, essere un po’ corrotti. È più pratico. Se dei soldati armati di mitra si presentassero alla sua porta e le chiedessero ‘l suoi genitori sono qui?’, lei, volendo essere onesta, dovrebbe dire ‘Sì’. Nei suoi panni, un giansenista penserebbe ‘È la mano di Dio che opera’ e permetterebbe che i suoi genitori venissero uccisi. Una gentile, piccola corruzione è meglio allora del dire sempre la verità...” osserva Hugo Claus...

Alla letteratura compete tutto ciò che è impossibile. Intervista a Péter Esterházy

Alla letteratura compete tutto ciò che è impossibile. Intervista a Péter Esterházy

Lo scrittore ungherese Péter Esterházy ha sempre fatto dello sperimentalismo formale e della ricerca stilistica la cifra della sua scrittura, dando vita a una serie di libri nei quali la denuncia della tranquillizzante ‟stretta di mano non casuale tra cause ed effetto” si traduce in una scrittura pantagruelica ed esplosiva. Portavoce di un'arte ‟allergica alle menzogne, alla sporcaccioneria e ai tipi Tartuffe”, e di una letteratura che, pur essendo radicata nel presente non vi sprofonda né lo corteggia, l'autore dei Verbi ausiliari del cuore e di Harmonia Cælestis continua a mostrare una grande esuberanza stilistica e formale, trattenuta dal suo sguardo ironico e disincantato sul mondo e riguardata da un ‟erotismo della lingua” capace di limitare il sentimento demiurgico di chi crea illusioni letterarie e personaggi romanzeschi.

Il Pci e i forzati dell'autobiografia. Intervista a Mauro Boarelli

Il Pci e i forzati dell'autobiografia. Intervista a Mauro Boarelli

Nel 1945, il partito comunista esce dalla sua condizione di illegalità; nel corso del 1956, viene divulgato il rapporto che Kruscev presentò al XX Congresso del Pcus; è questo l'arco temporale studiato dallo storico Mauro Boarelli, che concentra la sua attenzione su un tema specifico, quello dell'autobiografia. Una pratica funzionale al modellamento della cultura della militanza, punto nevralgico della contraddizione tra partito di massa e centralismo, con una matrice comune ai precetti gesuitici. Uno strumento, dunque, per costruire la supremazia del partito sugli aderenti, per controllarli e minarne la capacità di conservare spazi privati. Ma anche un luogo formidabile dove, attraverso una ristrutturazione della memoria privata, avveniva la costruzione di una memoria pubblica condivisa: una vera e propria fabbrica del passato.