
Noi la farem vendetta, e vendetta fu. Intervista a Paolo Nori
Una lunga intervista a Paolo Nori sul suo nuovo romanzo Noi la farem vendetta, ma non solo: dagli esordi come scrittore al suo rapporto con internet, passando per la passione sfrenata per la letteratura russa.

‟I nostri emigrati all’estero sono malati di pregiudizi tribali”. Intervista a Nasleem Aslam
‟La comunità musulmana in Europa ha un cuore malato”, osserva lo scrittore anglopakistano Nadeem Aslam, autore del romanzo Mappe per amanti smarriti, in cui si racconta di un delitto d’onore in nome dell’Islam.
‟Il delitto d’onore è una tradizione tribale che trae legittimità dall’Islam. Nelle società islamiche in cui si verificano questi omicidi la gente non ha il coraggio di criticare. Chi prende posizione contro le tradizioni tribali è accusato di criticare l’Islam e di essere blasfemo, chiunque può punirlo persino con la morte. Il delitto d’onore è una tradizione tribale, ma è difficile distinguere le tradizioni tribali dall’Islam. Combattere la violenza è il nostro compito, di intellettuali”.

L’hacker Bin Laden. Colloquio con Kevin Mitnick
La pirateria informatica è cambiata, diventando un'arma delle nuove mafie e dei terroristi islamici. Parola di un grande ex, Kevin Mitnick, l’hacker più famoso del mondo, adesso pentito.
Negli anni Ottanta e Novanta è riuscito a intrufolarsi nei computer di aziende del calibro di Motorola, Nokia, Fujitsu. Ha rubato circa 20 mila carte di credito e ha usato per anni schede telefoniche illegali per chiamare gratis. È stato il primo hacker a finire nella lista dei criminali più ricercati dall'Fbi. Un'epopea che si è conclusa dietro le sbarre nel 1995, quando intorno a lui, e ai suoi poteri veri e presunti, era montato ormai un alone di leggenda. Adesso è passato dall’altra parte della barricata e nel suo nuovo libro, L'arte dell'intrusione racconta con il ritmo della crime story le prodezze informatiche delle nuove generazioni.
‟Il termine hacker è spesso usato dai media in modo improprio. Hacker, in senso generale, significa una persona molto in gamba con computer o altri terminali tecnologici. Sono quindi definibili hacker anche Steve Wozniak, uno dei fondatori di Apple, o Linus Torvalds, creatore di Linux: gente che non si sogna nemmeno di andarsi a infiltrare nei computer altrui. Nel mio nuovo libro ci sono invece storie di hacker specializzati nella violazione della sicurezza informatica, che cercano di superare le difese altrui. Sono quelli che sarebbe più corretto chiamare "cracker" o "hacker black hat": hacker che violano i illegalmente i computer altrui. Bene, questa gente adesso è molto più in voga rispetto a cinque o dieci anni fa…”.

Da astronauta a scrittore. Intervista a Péter Esterházy
Nell’estate del 67 Péter Esterházy scoprì che nella vita non sarebbe diventato astronauta ma scrittore. Nel 1967 aveva 17 anni. ‟Mi resi conto all’improvviso che realtà e finzione mi si confondevano, non c’era quasi differenza tra le parole e i fatti, per me una parola era non meno reale della realtà. Non che mi sentissi uno scrittore nato, al contrario. A scuola ero il primo della classe, ma in ogni materia c’era qualcuno più bravo di me, anche in letteratura. Si chiamava Stefan Scheu, faceva sempre i discorsi più belli, immagino che sia assessore alla cultura in qualche piccola città. Insomma scrivere mi creava dei problemi, cosa che può anche essere considerata un buon segno. La prima volta che mi era toccato raccontare una gita scolastica era stato un dramma, dovetti chiedere aiuto a mio padre, che aveva come si dice una buona penna. Quell’estate a scuola ci fu una novità. Per l’ultimo compito in classe prima delle vacanze ci fu data la possibilità di scegliere tra un tema e una storia inventata. Io scelsi la seconda perché il minimo di pagine richieste era cinque, mentre per il tema erano dieci. Ho ancora quel testo - irrimediabilmente mediocre - eppure per me quella storia fu una scoperta. Trattava di un poeta del 19esimo secolo, e tra i personaggi c’era una cuoca, mi ricordo ancora la straordinaria sensazione di potenza che mi dava decidere se sarebbe stata grassa o magra, sciatta, sudata, se avrebbe avuto seni grandi o piccoli. Provai la gioia della creazione, dio si deve sentire un po’ così”.