
Il racconto come forma di protezione. Intervista a Domenico Starnone
Domenico Starnone e la scrittura. Un'indagine attorno allo scrivere che non è un'attività, un'occupazione o un ‟lavoro”, e nemmeno un divertimento, ma una necessità assoluta, prima, insostituibile, una mania: la ragione stessa del vivere. In questa intervista rivela i ‟retroscena” della scrittura: la passione di raccontare, e quindi il desiderio di scrivere, da dove vengono. Infine, ciò che lo lega a Torino.

Domenico Starnone: ‟Viviamo in un mondo labile di confini incerti”
‟Labilità”, senza l´apostrofo. Quel "guasto interiore" che produce l´ossessione di scrivere. Quel piano inclinato della coscienza su cui si scivola e ci si confonde: il tempo che è stato e quello che è adesso, la realtà e la finzione, la presenza e il ricordo. I fantasmi che crescono dentro e poi vivono fuori, l´immaginazione che ha il coraggio di arrivare fino in fondo: credere all´invenzione come sanno fare i bambini. "Io ero, tu eri". Robin Hood, un mohicano, l´imperatore. Uno scrittore, persino. ‟L´abilita”, con l´apostrofo. La capacità di stare con successo nel mondo. L´istinto che ti guida senza bisogno di fatica. La sventatezza, forse. L´arroganza che serve. La semplicità che deriva da anni di consapevolezza oppure quella del talento, di chi non fa fatica mai. "Bisogna essere molto abili per vivere in un mondo labile", sorride Domenico Starnone. Sciocchi? Presuntuosi come Gamurra, il giovane scrittore del suo nuovo libro? "Non è detto. Abili a volte si diventa: con gli anni. Col tempo che serve a ritrovare lo sguardo dell´infanzia. Io ero. Il tempo che serve a tornare a credere alla realtà che si è capaci di inventare". Starnone siede fra due gatte che sembrano nuvole - una bianca, una grigia - nel silenzio tiepido di uno studio ammobiliato di libri a cinquecento metri dai rumori della strada e a quattro anni dai clamori del successo di Via Gemito, con cui vinse il premio Strega. Il nuovo romanzo s´intitola Labilità. Parla, in superficie e insieme al resto, di uno scrittore che non sa più se è capace di scrivere.

Non c’è Eden neppure in Basilicata. Intervista a Domenico Starnone
"Il napoletano è la mia lingua madre. Lì c'è la verità, nel bene e nel male. Le mie prime esperienze, le emozioni più segrete sono in questa lingua. L'oscenità dialettale per me ha funzione di sintesi. Ha il merito di andare alla radice del desiderio e della violenza, dell'allegria e del dramma. Ne faccio uso a tratti per segnalare che la lingua italiana è solo un coperchio messo su un lessico più vero. Quanto a Napoli è la mia città, una metropoli con tratti magnifici e tratti terribili. L'amo perchè ha segnato la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia giovinezza. Ma è un amore capriccioso. La sogno quando ne sono lontano, come una città leggendaria. La detesto appena mi avvicino".

Domenico Starnone presenta e legge Labilità
La presentazione di Labilità e la lettura di alcuni passi del libro. L’incontro si è svolto durante l’edizione 2005 della Fiera Internazionale del libro di Torino. La registrazione è stata effettuata il 7 maggio 2005.